Ciao a tutti e benveuti nel mio sito. Sono Riccardo ciclista da sempre, che ha deciso di aprire questo blog per parlare di bici a tutti gli appassionati.
Qui potrete trovare articoli sui prodotti che di più preferisco, su argomenti di attualità e sui posti più belli che ho potuto visitare pedalando.
Se vorrete, nel mio sito potrete trovare i miei contatti per farvi realizzare delle tracce ad hoc per visitare la mia meravigliosa regione: Le Marche.
Che siate amanti della strada o delle ruote grasse.
Buona pedalata.
Pianifica il tuo percorso. Se vuoi pedalare nella mia regione, avrai bisogno di una guida, ma se preferisci la solitudine, potrai scegliere di farti realizzare una traccia su misura per te, che potrai scaricare nel tuo GPS personale, pedalando in totale autonomia, senza correre il rischio di perdere la giusta via. Contattami, troverai i miei riferimenti per chiedere una traccia gpx realizzata in base alle tue necessità.
L'equazione della qualità
Un bicchiere di qualità immerso nella val Trebbia
Una grande utopia
Il paradiso dei biker
Un Must Have
La mia opinione
Sicuro di essere a norma?
Garmin Varia RTL515
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28/09/2021
E se vi dicessi che finalmente possiamo stare più sicuri in sella alla nostra bicicletta? Difficile da credere, ma è proprio così. Tutto questo è reso possibile dal magnifico Garmin Varia RTL515. Di che cosa sto parlando? Semplicemente dell’ultima invenzione di casa Garmin, un piccolo ma potentissimo “radar” capace di avvertire il ciclista dell’arrivo di autoveicoli dalla distanza certificata di 150m, anche se vi assicuro che riesce a percepire il pericolo da una prossimità maggiore rispetto a quella dichiarata, con una visione di 220°. Ma le funzioni non finiscono qui, il modello che posseggo io è il più evoluto, che integra, oltre al radar, un potentissimo fanale posteriore. Ma se alla sua uscita il prodotto era già eccezionale, con l’ultimo aggiornamento rilasciato dalla casa, è diventato praticamente indispensabile in ogni mia uscita. L’ultima versione del software consente di selezionale direttamente dal proprio GPS, o da uno smartphone compatibile, (io posseggo un Garmin Edge 1030) la modalità di funzionamento del fanale posteriore, fornendo all’utente ben 4 opzioni: -fisso diurno -gruppo – flash diurno -flash notturno. L’impostazione che io consiglio, dopo un mese di utilizzo intenso, è quella flash diurna, che consente di risparmiare la batteria, ed emette un lampeggio meno frequente ma di maggiore intensità. Ma, secondo la mia esperienza, la Killer-feature di questo dispositivo, è di certo la capacità di aumentare la potenza del fanale posteriore al passaggio di un’automobile. Questo ci renderà particolarmente visibili, soprattutto perché il fascio di luce emesso è visibile fino a 1,6 km di distanza. Che dire ora gli automobilisti non possono dire che non siamo visibili. Ovviamente il Garmin Varia non è un deterrente del pericolo, ma si rende strumento necessario alla tutela del ciclista, fornendo informazioni utilissime e precisissime riguardo ciò che succede alle sue spalle. Garmin mette a disposizione due modelli, RTL515 e RVL315; quello che mi sento di consigliarti è di certo acquistare il modello con fanale integrato, il prezzo è di poco maggiore, ma le funzionalità che implementa aumentano esponenzialmente la tua sicurezza. Inoltre, all’interno della scatola troverete vari supporti che si adatteranno ad ogni tubo-sella.
Mi chiamo Riccardo Mikolaczyk, ho 29 anni e sono un marchigiano appassionato di ciclismo e della propria terra.
La mia avventura sulle due ruote, inizia alla tenera età di 6 anni e d'allora non sono più sceso dal sellino.
Parallelamente allo sport intrapreso con sacrificio e dedizione, ho conseguito la laurea in lettere moderne, specializzandomi in
ricerca storica e risorse della memoria. I miei interessi non finiscono qua. Il mondo della tecnologia mi affascina da sempre spingendomi
a frequentare corsi di programmazione web.
In questo portale sarò la tua guida turistica e un bike blogger.
Troverai recensioni di prodotti del settore, e sarò il track planner che realizzerà il tuo percorso su misura... e le Marche si riveleranno in tutta la loro bellezza!
29/09/2021
Siete convinti di essere a conoscenza del completo regolamento stradale riguardante i ciclisti? Nel caso non fosse così, vi elencherò alcune norme del codice della strada fondamentali da conoscere:
1. Pedalare affiancati per due è possibile? SI, pur che non si superi il massimo di due persone e che si pedali all’interno dei centri abitati; per quanto riguarda la circolazione nelle strade extra urbane, si deve viaggiare esclusivamente in fila. Inoltre, pedalare affiancati è possibile nel momento in cui ci troviamo alla presenza di un minore, che abbia meno di 10 anni. Quest'ultimo dovrà restare sempre alla destra della coppia, tutelato da un adulto che pedalerà alla sinistra del minore;
2. Il casco non è obbligatorio? VERO, questo tipo di protezione non è ancora obbligatoria, mentre disporre di luci di segnalazione e di un campanello sì. Tutti i velocipedi sprovvisti di tale attrezzatura dovranno essere condotti solamente a mano. Comunque si stanno proponendo nuovi progetti di legge che prevedono un obbligatorietà dell’utilizzo del casco.
3. Pedalare senza mani è VIETATO? SI, il conducente deve avere almeno una mano che tenga saldamente il manubrio e necessita di libero movimento degli arti. Per segnalare la svolta, il ciclista, deve tempestivamente segnalare il cambio di direzione con la mano destra o sinistra, a seconda di dove si vorrà svoltare.
4. Le biciclette Fixed sono vietate? VERO, perché la normativa indica con precisione che tutti i velocipedi devono disporre di un impianto frenante, il che bandisce di fatto tutte le biciclette a scatto fisso.
Spero di essere stato di vostro aiuto, e di avervi chiarito alcuni dubbi. L’Italia è un paese di ciclisti, ma purtroppo non dispone di una normativa esaustiva che tuteli veramente questa categoria a rischio. Per fortuna, grazie al continuo crescere del movimento ciclistico, si è cominciato a discutere di un aggiornamento della ormai troppo obsoleta regolamentazione stradale.
04/10/2021
Comincio subito con il dire che la bicicletta a propulsione elettrica, o più comunemente E-Bike, non è poi così eco-friendly come vogliono farci credere. Produrre questo tipo di mezzo ha elevati costi e consumi; costruire batterie al litio è molto dispendioso e pericoloso, vista la facilità con la quale possono incendiarsi. Quindi, se considerassimo l’elevato consumo energetico nella fase di produzione, la necessità di ricavare il litio nelle varie miniere/saline, e non ultimo, il problema dello smaltimento, potremmo dedurre che le E-Bike non sono poi così tanto a favore dell’ambiente. E poi scusate, ma vogliamo far passare il messaggio che una E-Bike è più ecologica di una bicicletta tradizionale? Secondo me questa è pura follia. Non voglio, però, entrare nel merito scientifico che non mi appartiene, ma concentrerò le mie critiche sull’esperienza d’uso che ne viene fatta mediamente. Perché non mi piace la bicicletta elettrica? Beh, innanzitutto toglie ciò che di bello c’è del ciclismo: la fatica. La soddisfazione che si prova durante una salita sognando la meta, è qualcosa che si può comprendere solamente se si ama veramente questo sport. La bicicletta è fatta per chi ama soffrire, per coloro che sentono il bisogno di mettersi costantemente alla prova, non per chi cerca la via breve. Mi rendo perfettamente conto che questa è la mia personalissima opinione, e che la tendenza ormai sta virando verso il mondo della pedalata assistita, ma in un mondo dove ci viene indicata sempre la via più breve, mi piacerebbe avere ancora qualcosa di genuino e puro, come la semplice pedalata in salita, e il piacere di aver scalato la vetta solamente con le proprie forze. Ma quello che realmente mi ha spaventato è il fatto che l’e-bike ha aperto un mondo esclusivo ad un’utenza vastissima, per lo più composta da persone inesperte, sprovviste delle basi della MTB. Avere un motore che ti consente di salire agevolmente (non venite a dirmi che con la E-bike si fatica lo stesso, ho lavorato come guida turistica accompagnando questa estate più di 1200 persone e vi assicuro che l’80% non praticava questo sport), non ti dà il diritto di considerarti un Biker. La mia critica non si rivolge al ciclista esperto, che può vantare anni d’esperienza, magari stanco della fatica eccessiva, deciso a godersi di più l’esperienza, puntando sull’aspetto naturalistico che su quello prestazionale. Neanche il ciclo-turismo è oggetto della mia valutazione. L’attività turistica, che fa della E-bike uno strumento necessario, è mirata esclusivamente ad un pubblico interessato a godere delle bellezze del territorio, affidandosi ad una guida esperta, che possa garantire un’attività in totale sicurezza. Il mio giudizio si inasprisce perché l’E-bike ha fatto avvicinare alla MTB persone che mai avrebbero pensato di iniziare a pedalare, vista la mancanza di attitudini fisiche/tecniche necessarie ad approcciare questa disciplina: i “Biker della domenica”. Parchi regionali, sentieri naturalistici, zone di allenamento, sono diventati arene di discesisti per lo più incoscienti e irrispettosi, che giustificano la loro folle condotta con la scusa di praticare una disciplina estrema. Non mi sento di biasimare l’atteggiamento di disapprovazione rivolto a questi individui, incapaci di comprendere che gli stessi percorsi che battono di continuo a velocità folli, possono anche essere solcati da pedoni, magari inconsapevoli del pericolo. Ci tengo a precisare che non ho nulla contro i discesisti esperti, che sanno come affrontare la disciplina con tecnica e rispetto, senza rinunciare al brivido della velocità, sempre in totale sicurezza. Mi scontro invece con chi non ha la ben che minima percezione del pericolo, coloro che non rispettano sé stessi e, soprattutto, gli altri. L’esperienza e l’intelligenza di un ciclista si palesa anche mediante un atteggiamento di consapevolezza dei propri mezzi e capacità. Il biker della domenica si dimentica di tutto ciò; quello che realmente conta è “scendere a tutta”, tanto poi ci pensa il motore. Questo atteggiamento è stato inevitabilmente alimentato proprio dalla commercializzazione delle E-bike, senza di esse, molto probabilmente certi soggetti si sarebbero tenuti molto alla larga dalle due ruote, visto che prima di scendere bisogna salire, e quando la fatica arriva, molti girano e tornano a casa. Quanto mi manca! Una volta, con il proprio compagno di uscite ci si confrontava su piani di allenamento, sulla dieta ecc…, oggi sento dire: “che batteria hai?” – “Che motore monti?” – “Quanto dura la batteria?” – “Quanto ci metti a caricarla?”. Voglio terminare con un’ulteriore critica dedicata a quei genitori che regalano ai propri figli una bicicletta elettrica. Ma che cosa gli state insegnando? Ma vi rendete conto che l’unico messaggio che state passando è: “non faticare, non sudare, non ti impegnare, che tanto c’è qualcos’altro che lo farà per te”. “Che amarezza!” (cit. Cesare Cesaroni, i Cesaroni). Concludo dicendo che la bicicletta è il mezzo più romantico che ci sia, ma sta perdendo la sua identità.
11/10/2021
Ma perché non l’ho comprato prima?! Il reggisella telescopico è una manna dal cielo. Ho acquistato una settimana fa il KS ETEN-I, al prezzo di 200€ (KS sta per Kind-Shock, il marchio produttore). Il modello, che dispone del passaggio interno del cavo comando, ha una escursione di 12cm, per un peso di 638g. Una volta arrivato, lo monto subito sulla mia bicicletta. Non vi nascondo che, se non siete pratici, sarà abbastanza complicato fare l’upgrade in totale autonomia. La guaina del cavo comando è molto dura e se non si dispone di tenaglie di ottima fattura, sarà veramente difficile tagliarla. Bisogna prestare molta attenzione nel misurare la lunghezza del cavo se si vuole ottenere un risultato estetico e funzionale perfetto: insomma è un lavoro di precisione. Armatevi di santa pazienza che avrete un bel po’ da fare. Ma ritornando a noi, una volta montato, ho regolato il tutto. Essendomi arrivato due giorni prima della corsa, non ho potuto testarlo in allenamento. La prima prova l’ho effettuata alla “GF del Brunello e della val D’Orcia”, il 10 ottobre 2021. Il percorso era lungo 44 km, con un dislivello di 1600 metri (se siete interessati, nel mio profilo Strava, troverete il resoconto della corsa). La prima delle tre discese, era molto tecnica e veloce perfetta per testare i vantaggi del reggisella nuovo. In tanti anni di ciclismo sono stato testimone di molte novità del settore, come il cambio elettronico, i freni a disco sulla bici da strada, misuratori di potenza, ecc; nessuno di questi, nonostante la loro grande importanza, hanno migliorato esponenzialmente la mia esperienza e la mia tecnica come il reggisella telescopico. Vediamo quali sono i più immediati vantaggi: Maggiore rapidità e libertà nei movimenti, sensazione di totale sicurezza in discesa, baricentro sempre centrale, e frenata più sicura anche nei tratti più ripidi. Insomma, i vantaggi sono veramente tantissimi, e vi assicuro che vi faranno chiudere non uno ma tutti e due gli occhi difronte al prezzo, ed al peso, che non è comunque bassissimo. Il KS ETEN-I vanta di un’ottima fattura. Nei tratti più sconnessi non si percepisce il minimo gioco, sperando che continui nel tempo. L’unico difetto oltre al peso, di cui ho già parlato, è il sistema di bloccaggio sella, composto da due piastre che si stringono con una sola vite. L’inclinazione sella si può regolare solamente attraverso lo scorrimento della piastra inferiore nell’apposito binario dentellato. La soluzione è abbastanza arcaica, non all’altezza dell’elevata qualità del reggisella. Si tratta, comunque, di un dettaglio trascurabile sia per l’amatore spinto che per l’utente medio. Il comando remoto è ben realizzato, non è il top sul mercato ma fa bene il suo lavoro. Una volta premuto il comando, l’azione del reggisella è rapida e precisa. Ultimo ma non per importanza, è il risparmio di energia che si percepisce durante l’attività. Il reggisella fisso obbliga ad effettuare molti movimenti, e costringe ad una rigidità maggiore, soprattutto per chi è meno esperto in discesa. Tutto questo si ripercuote nella prestazione finale. Il KS ETEN-I ha dimostrato di essere assolutamente il Best Buy di quest’anno. Qualità, affidabilità, e prezzo vantaggioso fanno di lui un “must have”. Insieme al Garmin Varia, lo considero uno dei migliori componenti da dover possedere per un’esperienza perfetta.
27/10/2021
Se come me siete amanti della mtb, il Monte Conero allora è la meta giusta per voi. Tutto il divertimento nella meravigliosa cornice della riviera marchigiana. Ci troviamo in provincia di Ancona, nella zona del Mosciolo, del Paccasasso, e del Rosso Conero. Il monte, dominatore della costa, cela al suo interno alcuni dei più suggestivi percorsi da solcare con le vostre mtb. Tra meravigliosi scorci sul mare, e vedute sibilline, il Conero è di certo uno dei bike park più apprezzati dai biker. Sono tantissimi i punti d’accesso, ma quelli che preferisco di più sono il 305 (Sentiero San Lorenzo), il 301 (Traversata del Conero) partendo da località Poggio, e il 306 (sentiero Sant’Andrea). Tutti conducono ai Piani di Raggetti, una pianura situata a tre quarti d’altezza del Conero, dal quale si snodano tutti i percorsi ciclabili. Per gli amanti della salita, il sentiero boschivo è quello che fa al caso loro. Un tratto lungo 1 km e 200 metri completamente immerso nel bosco del parco, che sbuca direttamente alla cima. Da qui bisognerà affrontare una breve e facile discesa che conduce al meraviglioso belvedere Nord, una terrazza naturale che si affaccia sul versante nord del monte. Ancona sì paleserà ai vostri occhi con una veduta dall’alto che non ha eguali.
Per proseguire il nostro tour virtuale, non può mancare la discesa del 301 A, che collega il belvedere Nord con il Pian Grande. Da qui sarà possibile raggiungere il fantastico punto panoramico che si affaccia su Porto Novo. La veduta è da capogiro. Proseguendo per il percorso 301, si potranno affrontare i tornantini di sinistra prima e di destra poi, una lunga discesa divertente, non troppo impegnativa, che vi condurrà in zona Osteria del Poggio. Per i più esperti, al termine del primo tratto, ossia i tornantini di sinistra, consiglio la variante delle “volpi”. Tracciato impegnativo con pendenze maggiori. Una volta raggiunto l’asfalto si potrà risalire da zona Massignano. Da qui inizia il sentiero 306 che vi riconduce ai piani di Raggetti. Il mio consiglio è quello di optare per il percorso Grotte Romane, un single track veloce che si collega con la parte finale della salita dell’Upupa, per poi raggiungere di nuovo il 301. Sono moltissime le discese da poter affrontare in questa zona, una delle mie preferite è il tratto delle “querce”. Il single track è veloce e stretto, tecnico al punto giusto, con un salto e curve strette e vi ricollegherà con il percorso di partenza: il 305 (sentiero san Lorenzo). Una volta raggiunta la fine, il mio consiglio è quello di scendere fino alla spiaggia di san Michele e Sassi Neri, per poi risalire verso Sirolo. Questo che vi propongo è un ottimo percorso adatto a tutti gli amanti della mountain bike. Il mio consiglio è quello di prenotare un tour guidato, così da poter apprezzare al meglio le bellezze del Parco e la storia che lo contraddistingue. Sarò felicissimo di accompagnarvi alla scoperta del Conero.
Vista dall'alto di Porto Novo, belvedere del Pian Grande.
Sirolo dall'alto.
La meravigliosa spiaggia di san Michele e Sassi neri.
Vista di Ancona e della spiaggia di Mezzavalle.
Terrazza panoramica a picco sul mare.
Vista a picco sul mare, e le due sorelle.
09/11/2021
Vincenzo Nibali sostiene che le piste ciclabili non siano la soluzione all'eccessivo rischio per i ciclisti, e sono pienamente d’accordo con lui. La loro utilità si limita a coloro che utilizzano la bicicletta come mezzo di trasporto, o per scopi ricreativi. Ma chi ha bisogno di allenarsi necessita di spazio, di chilometri e di tantissimi metri di dislivello. Tutto questo è impossibile ritrovarlo nel percorso di una ciclabile. Realizzare strutture del genere impiegherebbe moltissimi anni e costi sovraumani, insomma una vera e propria utopia. E non dimentichiamoci che le ciclovie sono, giustamente, aperte a tutti; quindi, immaginate voi un Pippo Ganna lanciato ai 60km/h, durante un allenamento per la cronometro, che si vede attraversare bambini con i pattini, coppie con biciclette da passeggio e tanti altri ostacoli. Capite voi stessi dell’impossibilità di questa soluzione. Se il calciatore ha il campo da calcio, il tennista il campo da tennis, il nuotatore ha la piscina, il ciclista dove si allena? Sulla strada, incredibile eh?! Luogo che deve però, a differenza degli altri sportivi, condividere con auto, moto, camion, trattori, ecc… ecc..; volete sapere quale sia per me l’unica soluzione? Semplice coscienza civile, prima di tutto, poi la necessità di maggiore rispetto e sensibilità nei confronti di una categoria a rischio. La condivisione pacifica e corretta della strada accompagnata da una regolamentazione più idonea alla situazione non deve assolutamente mancare. Ricordiamoci che l’Italia vanta una delle più antiche tradizioni ciclistiche del mondo, e proprio per questo non possiamo permetterci nel 2021 un rapporto così scontroso tra automobilisti e ciclisti. La realizzazione di carreggiate che abbiano una porzione di asfalto esclusiva all’utilizzo ciclistico deve diventare uno standard nei progetti di realizzazione delle reti stradali. Il senso di sicurezza che può apportare un semplice accorgimento come questo, renderà sicuramente l’esperienza molto più piacevole. Il ciclista, potendo utilizzare la propria corsia, non sarà tentato di sconfinare in quella dedicata allo scorrimento delle auto e viceversa. Questo porterà ad una convivenza serena e di reciproco riguardo. Le piste ciclabili sono estremamente importanti, ma per loro natura non dispongono di quelle caratteristiche necessarie all’agonista. Il loro scopo è quello di permettere una passeggiata tranquilla, in piena sicurezza, a tutti coloro che desiderano pedalare senza ambizioni di competizione. Non aspettiamo che siano gli altri a cambiare le cose, dobbiamo essere noi per primi il vento del cambiamento. Io sono un ciclista ed un automobilista allo stesso tempo, e posso dire con assoluta certezza che con il rispetto delle regole, e con più sensibilità si potrebbero evitare moltissime tragedie.
7/03/2022
Il Trebbia scorre silenziosamente, il sole è alto picchia forte, è caldo, l’estate è ormai alle porte. Le prime uscite in bicicletta con il completino corto, sorrisi facili, senso di libertà, il vento scorre sulla fronte sudata, un alito che rinfresca, un brivido dell’inverno ormai passato. Gli ultimi chilometri sono i più belli, la soddisfazione della fatica è impagabile. Le gambe girano leggere. Spengo il contachilometri, salvo il percorso e mi fermo. Le colline sono dolci, la natura domina, gli spazi sono infiniti: quanto è bella la mia Italia. Arrivo alla macchina, l’acqua nella mia borraccia è ormai calda, ma ferma la mia sete; carico la bici, prendo l’asciugamano mi rinfresco e mi fermo a guardare il panorama. Ritorno in hotel, si trova a Rivergaro, un piccolo centro della bassa Val Trebbia, i colli Piacentini fanno da sfondo. Ultimo giorno di un meraviglioso fine settimana. Il proprietario dell’albergo, un uomo innamorato della sua terra, mi racconta della sua vita, di come ha conosciuto sua moglie, e scopro che condividiamo la stessa passione: pedalare per lui è come lasciare la fatica alle spalle. Tra un racconto e l’altro mi offre un sorso di un ottimo vino di un vigneto vicino, il Poggiarello e me ne parla così bene da convincermi a prenotare un pranzo in cantina. Chiamo, prendo un tavolo e in dieci minuti sono lì. Inutile parlare del posto, magnifico, curato, casereccio dove si respira l’aria di tradizione e genuinità. Avete presente l’immagine idealizzata dell’Italia dei film americani? Dove la semplicità, il calore familiare e la nostra cultura rievocano anni passati? Era proprio così, fuori da ogni epoca dove il tempo era fermo da anni. Essendo affamato chiedo subito il menu e mi vengono proposte tre soluzioni, decido per una degustazione super, ottima per due persone. Il pasto, composto da salumi tipici piacentini, formaggi ed altre specialità, viene accompagnato da una proposta di cinque vini rossi e cinque di vini bianchi. Il menù era accattivante, ma quello che mi ha colpito è stata l’offerta vinicola: infinita. Il sommelier, preparatissimo e gentilissimo sembrava che raccontasse storie di persone vere più che di vini, le sue parole trasudavano passione e dedizione. Non ho mai visto delle etichette così curate nei minimi dettagli. Ogni bottiglia racconta la storia di persone misteriose che hanno lasciato un segno con il loro passaggio. Tra un assaggio e l’altro, lo sguardo non faceva altro che rimanere incantato di fronte a quella natura, una leggera brezza accarezzava il viso, e l’erba danzava lenta. Il tempo stava rallentando. Dopo aver assaggiato tutte le proposte di ottima qualità, posso di certo dire che per i rossi ho veramente apprezzato il Gutturnio e il Cecco. Il primo è un frizzante dal gran carattere (barbera 60%, bonarda 40%) che va servito rigorosamente freddo, su suggerimento del sommelier. Oltre al sapore fresco, contraddistinto dal retrogusto di frutti rossi, quello che mi ha veramente affascinato è la tipica legatura a spago piacentina, realizzata a mano. Si tratta di una tecnica della tradizione che permette tramite lo spago di trattenere l’effervescenza interna così da garantire una seconda fermentazione. Insomma, gusto, prelibatezza e tanta tradizione. Il Cecco, invece, è un prodotto differente, già dall’etichetta si capisce che si rivolge ad un pubblico più giovane, il gusto per il design, unito alla qualità è un’arma vincente. La capacità di questo prodotto è quella non passare inosservato, sia da punto di vista visivo che sensoriale. I bianchi sono tutti eccezionali, ma quello che mi è rimasto impresso è “Come il Vento”. Si abbinava perfettamente alle loro proposte, adattissimo agli aperitivi, che io adoro, servito intorno i 6/8°. Al palato lascia una sensazione di freschezza che ricorda un po’ le notti di primavera, e le note fruttate appagano ogni sorso. Volete sapere come è andata a finire? Me ne sono andato via con otto bottiglie di questa meravigliosa cantina. Se deciderete di pedalare nella val Trebbia, non dimenticatevi che quella di Piacenza è la terra del buon mangiare, e la cantina del Poggiarello non ve lo farà mai dimenticare.
21/03/2024
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Mi credereste se vi dicessi che c’è un’azienda in Italia, vicino Bologna, leader nella produzione di miele che, dopo anni di esperienza, ha deciso di realizzare un prodotto per sportivi al 100% naturale?
Beh, dovreste farlo, perché finalmente Mielizia ha realizzato, a parer mio, uno dei migliori supplementi alimentari per sportivi, i nuovissimi SportPocket: come ci è riuscita? Proponendo sul mercato un prodotto in grado di unire tre dei migliori elementi che la natura da sempre ci mette a disposizione: Miele, polline e Pappa reale.
Prima che vi dia maggiori dettagli sui nuovi prodotti, ritengo opportuno approfondire un paio di punti.
Lo sapevate che il miele è ricco di carboidrati, oggi più che mai fondamentali per lo sportivo, come il fruttosio e il glucosio? E che oltre a fornire energia durante lo sforzo, il miele contiene, anche se in piccole quantità, proteine, minerali, antiossidanti e vitamine? Che tra l’altro sono utilissimi nel processo di recupero muscolare. La sua composizione a base di carboidrati ad alto indice glicemico lo rende un vero e proprio superfood, capace di fornire energia immediatamente, così da prevenire il sovraccarico muscolare e di migliorare la resistenza aerobica.
E cosa dire della pappa reale? Oltre al fatto che è prodotta dalle api operaie per garantire lo sviluppo delle larve e della regina all’interno dell’alveare, anch’essa è ricca di proteine, carboidrati e altri macronutrienti.
Moltissimi sono gli studi in grado di supportare l’importanza dell’assunzione di pappa reale da parte degli sportivi durante lo sforzo, soprattutto per la sua capacità antiossidante e per la sua abilità nel favorire il recupero muscolare.
E il polline? Per chi non lo sapesse, si tratta di una polvere prodotta dagli organi riproduttivi maschili dei fiori, che le api (insetti detti vettori per il trasporto da un fiore all’altro di polline) raccolgono ed immagazzinano in apposite cestelle delle zampe posteriori, che poi portano come nutrimento alle api giovani. Anch’esso è ricco di benefici; ma quali sono?
Prima di tutto è un eccellente antinfiammatorio, soprattutto per la presenza di Vitamina C, inoltre, è in grado di rafforzare le difese immunitarie e udite udite, è un ottimo energizzante. Sapevate che un cucchiaio al giorno è in grado di soddisfare il fabbisogno vitaminico giornaliero (ad eccezione della vitamina B4 ed F) di una persona adulta?